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PIATTI TIPICI A NOVATE

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Risotto alla Milanese

Il risotto alla milanese è il piatto tipico per eccellenza del cuore economico del nord Italia. Questo piatto molto semplice affascina soprattutto per il colore dorato conferitogli dallo zafferano, ingrediente principale della ricetta. Non tutti sanno, però, che un risotto alla milanese come tradizione vuole contiene il midollo di bue, ingrediente fondamentale per arricchirne il gusto.
I piatti ad effetto, mascherati, contraffatti, multicolori erano prerogativa della cucina araba ed europea medioevale, destinati a stupire i ricchi signori alle tavole dei potenti dell'epoca.

 

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Nel '300 il riso veniva coltivato estensivamente solo nel Napoletano. Da qui, grazie agli stretti rapporti che legavano gli Aragonesi ai Visconti e agli Sforza, la sua coltivazione si affermò nella pianura padana ed in particolare nel Vercellese. I primi ricettari trecenteschi iniziano a proporre piatti dove il riso svolge un ruolo fondamentale.
Il progenitore del risotto alla milanese è descritto da Bartolomeo Scappi nella metà del '500. La "Vivanda di riso alla Lombarda" era composta da riso bollito e condito a strati con cacio, uova, zucchero, cannella, cervellata (tipico salume milanese colorato di giallo dallo zafferano) e petti di cappone.
Ma è necessario attendere la fine del 1700 perché il riso alla milanese, così come oggi è conosciuto, prenda forma. L'anonimo autore della "Oniatologia" (scienza del cibo) titola una sua ricetta "Per far zuppa di riso alla Milanese", dove il riso, lessato in acqua salata, alla quale si aggiunge un buon pezzo di burro quando bolle, e' condito con cannella, parmigiano grattato e sei tuorli d'uova, per fargli acquisire un bel colore giallo.
La ricetta definitiva nasce all'inizio dell'800 nel libro "Cuoco Moderno", stampato a Milano nel 1809, di un misterioso L.O.G. La sua ricetta: "Riso Giallo in padella". Cuocere il riso, saltato precedentemente in un soffritto di burro, cervellato, midolla, cipolla, aggiungendo progressivamente brodo caldo nel quale sia stato stemperato dello zafferano.
Ai primi del '900 compare anche il vino: l'Artusi fornisce due ricette del Risotto alla Milanese, la prima senza vino e senza midollo e grasso di bue, la seconda con vino bianco, che serve con la sua acidità a sgrassare il palato dall'untuosità del midollo e del grasso di bue.
Ai giorni nostri Gualtiero Marchesi, maestro della cucina creativa, perfeziona la ricetta, consigliando di tostare il riso in poco burro, iniziare la cottura col brodo, poi aggiungere lo zafferano; frattanto fare sudare a parte la cipolla in pochissimo burro e vino bianco, aggiungere burro fresco ben freddo per ottenere una crema omogenea. Mantecare il Risotto, con questo burro, a fine cottura.

 

Ingredienti per 4 porzioni:
- 400 g di riso semifino vialone nano
- 1 litro di brodo di carne
- 1/2 bicchiere di vino bianco secco
- 40 g di burro
- 40 g di midollo di bue
- 60 g di grana padano stagionato 24 mesi
- 30 g di cipolla
- 0,5 g di zafferano in pistilli


Preparazione:

soffriggere la cipolla in 20 g di burro insieme al midollo sminuzzato, aggiungere il riso e cuocerlo a fuoco medio-alto per 2-3 minuti, girando delicatamente ma spesso, poi aggiungere il vino bianco e farlo evaporare. Aggiungere quindi 3 mestoli di brodo bollente, mescolare dolcemente e non toccare fino alla successiva aggiunta di brodo. A metà cottura aggiungere i pistilli di zafferano sciolti in un mestolo di brodo bollente. Spegnere la fiamma quando il riso è ancora al dente e la consistenza ancora piuttosto liquida ("all'onda"), aggiungere 20 g di burro e il parmigiano e mescolare energicamente (mantecare) per 20-30 secondi, quindi far riposare il risotto per 1 minuto e solo allora servire.

Salame di Milano

Il salame di Milano è uno tra i più conosciuti salami italiani; deriva da un impasto di carne suina e bovina macinato fine "a grana di riso" e insaccato in crespone di suino o, data la sua produzione su larga scala, ormai estesa a tutto il territorio nazionale, in budello sintetico. È un prodotto di dimensioni notevoli, che pesa 3-4 kg,

 insaporito semplicemente con sale e aromi, senza eccedere. La stagionatura è tra le più lunghe nel settore, allo scopo di raggiungere una buona compattezza della parte grassa e magra. È molto simile, sia alla vista che al gusto, al salame ungherese, che presenta però una drogatura diversa, dove entrano una maggior varietà di spezie. Il colore è sempre di un rosso acceso, quasi rubino nella sua tonalità. I milanesi lo mangiano al naturale nella michetta, tipico pane meneghino.

 

La cassoeula

 

La cassoeula (da antico cazza), in milanese, italianizzata talvolta in cazzuola o cazzola, oppure bottaggio (probabilmente derivante dal termine francese potage) è un piatto invernale tipico della tradizione popolare milanese e lombarda.

Il piatto, così come viene preparato, nasce all'inizio del XX secolo, ma le sue varianti più antiche sono di origine incerta e controversa.
Probabilmente, il piatto deriva ed è legato alla ritualità del culto popolare di Sant'Antonio abate, festeggiato il 17 gennaio, data che segnava la fine del periodo delle macellazioni dei maiali. I tagli di carne utilizzati per la cassoeula erano quelli più economici e avevano lo scopo di insaporire la verza, elemento invernale basilare della cucina contadina lombarda nei secoli scorsi.
Ciò ha fatto presumere ad alcuni storici che il piatto sia nato da aggregazione successiva di ingredienti intorno al nucleo di verza e maiale, altri ipotizzano invece che il piatto originario, di origine barocca, prevedesse l'utilizzo di diversi tipi di carne e vi sia stata una successiva semplificazione e riduzione di ingredienti.
È anche ritenuto plausibile che i due piatti, la versione "povera" e la versione "ricca", avessero origine diversa e nel tempo vi sia stata una sorta di convergenza che ha portato al piatto come è attualmente conosciuto.
La leggenda vuole invece che la cassoeula nasca da un soldato spagnolo che invaghitosi di una giovane donna milanese, cuoca di una famiglia nobile, le abbia insegnato la ricetta e che in seguito la giovane abbia proposto con successo il piatto ai suoi datori di lavoro.
Nella tradizione culinaria popolare europea vi sono altri piatti con ingredienti simili, le diverse forme di "Potée" francesi (minestre a base di cavolo e maiale) o la Choucroute alsaziana a sua volta derivata dal Sauerkraut tedesco (entrambi i piatti sono basati su crauti e carne di maiale e sono preparati però con ingredienti già passati da un procedimento di conservazione).
Gli ingredienti principali sono le verze, che la tradizione prevede vengano utilizzate solo dopo la prima gelata, e le parti meno nobili del maiale, come le cotenna, i piedini, la testa e le costine. Vi sono poi delle varianti locali:
nella tradizione comasca non vi sono i piedini e il battuto di verdure ma viene aggiunto il vino bianco e la testa.
nella zona occidentale, verso il novarese, tra gli ingredienti si trova anche la carne d'oca.
Nel pavese sono usate solo le puntine.
Nel milanese si utilizzavano anche le orecchie ed il musetto del maiale.

La leggenda afferma che Arturo Toscanini fosse ghiotto di cassoeula
Il 24 agosto 2002 ad Ossona, nei pressi di Magenta, in una pentola da 3.700 litri sono stati cotti 1.000 chili di costine, 100 chili di verza e 25 chili di carote e sedano per ottenere cassoeula per 2000 persone. È stata scelta la data del 24 agosto perché ricorre in quel giorno la tradizionale fiera di "San Bartolomeo" e la cassoeula è un piatto tipico di questa festa ossonese. L'abbinamento del piatto tipicamente invernale a un evento estivo è probabilmente legato alla necessità di consumare la carne che in passato, col caldo dell'estate e in assenza di frigoriferi, non si poteva conservare a lungo.
È il piatto tipico della Sagra di San Michele, che si svolge ogni anno a Parabiago, per l'ultimo lunedì di settembre, dove nella variante locale del dialetto insubre è detta cassoeura o casöra (in entrambi i casi la pronuncia è kasœra)

Ingredienti:

250 g. cotenne di maiale pulite, raschiate e lavate
400 g. luganega (salsiccia)
800 g. costine di maiale
3 salamini "de verz"
500 g. carote
500 g. sedano
2 piedini di maiale puliti, raschiati e lavati
1 orecchia di maiale pulita, raschiata e lavata
1.800 g. verze
un bicchiere vino bianco secco
30 g. passato di pomodoro
1 cipolla media
1 cucchiaino olio extravergine d'oliva
1 noce di Burro
sale, pepe quanto basta.

Preparazione:

Far bollire per almeno un'ora, in una pentola in acqua bollente, i piedini di maiale tagliati a metà, le cotenne e le orecchie. In un casseruola grande, a fuoco lento, mettere il burro, aggiungere l'olio, far soffriggere la cipolla affettata a fettine sottili e lasciarla appassire. Successivamente aggiungere nella casseruola le costine di maiale, la luganega tagliata a pezzetti ed i salamini. Cuocere facendo rosolare bene le carni a fuoco vivace. Versare il vino bianco e farlo sfumare. Affettare sedano e carote e metterli nella casseruola dalla quale sono state preventivamente tolte le carni. Aggiungere un mestolo d'acqua e la passata di pomodoro, mettere il sale ed il pepe e rimescolare il tutto con un cucchiaio di legno. Mettere il coperchio e lasciare sul fuoco molto basso, stare attenti a che non si attacchi sul fondo. A parte pulire la verza, tagliarla a strisce e cuocerla a fuoco basso nella pentola coperta con pochissima acqua finchè non si appassisce. Metterla quindi nella casseruola grande mescolandola alle carote, sedano e alle cipolle. Tagliare a piccole strisce le orecchie e le cotenne. Dopo qualche minuto togliere dalla pentola la carne e metterla sulla verdura nella casseruola stessa. Mettere il coperchio alla casseruola e far cuocere a fuoco moderato per più di un'ora. Provvedere ogni tanto a togliere il grasso che galleggia. Servire ben caldo.

 

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